Fobie specifiche

Le fobie specifiche sono caratterizzate dalla paura o ansia marcate verso un oggetto o situazioni specifici.
La paura o l’ansia sono sproporzionate rispetto al reale pericolo rappresentato dall’oggetto o dalla situazione specifici e al contesto socioculturale. La situazione o gli oggetti fobici vengono attivamente evitati, oppure sopportati con ansia o paura intense.

La paura, l’ansia o l’evitamento sono persistenti, durano tipicamente per 6 mesi o più e causano disagio significativo e compromissione del funzionamento in ambito sociale, lavorativo e in aree importanti.

Paura ed ansia sono emozioni che fanno inevitabilmente parte della vita dell’uomo.
Paura ed ansia si differenziano in quanto la prima è scatenata da oggetti, persone o situazioni reali ed identificabili, mentre nella seconda non è possibile individuare ciò che si teme: essa è vissuta come una sensazione di attesa di qualcosa di minaccioso, di spiacevole ma indefinito.

Esse sono emozioni normali ed adattive:

  • la paura proteggere l’individuo dal pericolo e dispone l’organismo a reagire prontamente ad esso attraverso il comportamento di attacco o fuga;
  • un’attivazione ansiosa moderata incrementa i livelli di vigilanza e prontezza nell’esecuzione di un compito

Tuttavia diventano disadattive se eccessivamente intense e durature nel tempo.

Le tipologie di stimolo fobico sono: paure e fobie di animali (es: ragni, insetti, cani, piccioni); paure e fobie degli ambienti naturali (ad es., altezze, temporali, acqua); paure e fobie del sangue-iniezioni-ferite; paure e fobie situazionali (ad es., aerei, ascensori, luoghi chiusi); Altro Tipo (ad es., evitamento fobico di situazioni che possono portare a soffocare, vomitare o contrarre una malattia).

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Tra le nuove fobie specifiche ricordiamo: l’emetofobia (paura di vomitare o di vedere qualcun altro farlo) e la nomofobia (paura di rimanere fuori dalla rete di comunicazione mobile, “no-mobile fobia”).

Per quanto riguarda la prevalenza di questo disturbo, dagli studi emerge che il 10-20% della popolazione generale soffre di fobie specifiche. I disturbi fobici riguardano per lo più il doppio delle donne rispetto agli uomini fatta eccezione per la fobia del sangue e delle ferite che è diffusa tra i due sessi allo steso modo.
Per alcune fobie spesso è stata osservata una remissione spontanea (buio, sangue, temporali), altre presentano un decorso più cronico, senza remissioni spontanee. Il decorso cronico è più frequente nelle donne e può rendere ragione della maggiore frequenza riportata nelle casistiche per il sesso femminile.

La sintomatologia si manifesta a vari livelli:

  • Fisiologico: sintomi dell’ansia (tremore, accelerazione del battito cardiaco, nausea, disturbi gastrici e urinari, etc…).
  • Percettivo: amplificazione degli stimoli fobici; attenzione selettiva verso gli stimoli fobici e i pensieri e le emozioni ad essi connessi; memoria selettiva verso i ricordi fonte di paura.
  • Cognitivo: pensieri catastrofici; ragionamento pseudodiagnostico caratterizzato dal prendere in considerazione solo l’ipotesi negativa; ipergeneralizzazione, da un episodio specifico si trae una regola generale (“Tutti i cani sono aggressivi”); mood congruity effect, ossia deduzione del tipo “se si prova paura significa che c’è un pericolo”; astrazione selettiva di dettagli paurosi, non considerando l’intera situazione; esagerazione o minimizzazione di alcuni eventi; pensiero dicotomico; intolleranza alle emozioni negative e dell’incertezza; bisogno di controllo; autovalutazione negativa; rimuginio.
    Le credenze disfunzionali che connotano questo disturbo sono le seguenti:
    – Credenze relative al sé: Io debole, io vulnerabile, incapace di gestire l’emozione, io inadeguato.
    – Credenze relative all’altro: incapace di comprendere, giudicante e imprevedibile; non solidale.
    – Credenze relative al mondo: pericoloso, imprevedibile.
  • Comportamentale: evitamenti e comportamenti protettivi (ricerca della vicinanza della figura di riferimento).
  • Emotivo: ansia, paura, vergogna e tristezza.

Per quanto riguarda le cause, esse sono molteplici:

  • Componente genetica: alcune paure come quella dell’acqua, del buio, delle vette hanno facilitato la sopravvivenza dei nostri antenati e anche se oggi, le serbiamo comunque nel nostro inconscio biologico collettivo FOBIE FILOGENETICHE.
  • Componente ambientale/apprendimento: eventi traumatici; esperienze ripetute di paura; imitazione di modelli; messaggi educativi.

Diagnosi differenziale delle fobie specifiche

Le fobie specifiche differiscono dalla maggior parte degli altri disturbi d’ansia per i livelli d’ansia intercorrente.

Attacchi di panico con agorafobia: gli individui con F.S. non presentano ansia pervasiva, poiché la sua natura è limitata ad oggetti o situazioni specifiche e circoscritte. Comunque può emergere ansia anticipatoria generalizzata nelle condizioni in cui diventano più probabili i contatti con lo stimolo fobico.

La differenziazione dalla fobia specifica tipo situazionale, dal disturbo di panico può essere difficile, poiché entrambi i disturbi possono comprendere attacchi di panico ed evitamento di tipi di situazioni simili. Tipicamente il disturbo di panico con agorafobia è caratterizzato dall’esordio iniziale di attacchi di panico inaspettati e dal conseguente evitamento di situazioni molteplici ritenute probabili fattori scatenanti degli attacchi di panico.

La fobia specifica, tipo situazionale è caratterizzata da evitamento situazionale in assenza di ricorrenti attacchi di panico inaspettati. Quattro fattori possono essere utili per dare questo giudizio: l’oggetto della paura, il tipo e il numero degli attacchi di panico, il numero di situazioni evitate e il livello di ansia intercorrente.

Fobia sociale: diverso oggetto delle paure.

Ansia per la salute/Ipocondria: la differenziazione tra l’Ipocondria e la Fobia Specifica, Altro Tipo, si basa sul fatto che gli individui con ipocondria hanno paura di avere una malattia mentre gli individui con fobia specifica temono di contrarre una malattia.

Bibliografia

American Psychiatric Association, Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali. (DSM-5) Raffaello Cortina Editore, Milano, 2014.
Wells A. (1999). Trattamento cognitivo dei disturbi d’ansia. McGraw-Hill Education.

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