Disturbo da stress post-traumatico

Il disturbo post traumatico da stress (conosciuto in inglese come PTSD, post traumatic stress disorder) è un disturbo che, a differenza di altre sindromi, necessita, perché sia diagnosticato, di un evento esterno, di natura traumatica, che interferisca nel normale corso della vita di un individuo causando una serie di reazioni psicofisiologiche, le quali, se persistono nel tempo, si organizzano nei sintomi del Disturbo da Stress Post-Traumatico.

È caratterizzato da una sintomatologia costituita da pensieri intrusivi, strategie di evitamento, confusione e iperattivazione emotiva, rappresenta una reazione psicologica estrema e duratura a un evento traumatico.

La durata delle alterazioni è superiore ad 1 mese. Se i criteri diagnostici non sono soddisfatti appieno entro 6 mesi dall’evento, specificare “DPS con espressione ritardata”.

L’esito psicopatologico delle reazioni ad eventi stressanti non si può attribuire alla semplice caratteristica oggettiva dell’evento stressante.

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I fattori implicati nello sviluppo e nel mantenimento del PTSD sono:

  • tipo di evento stressante (gravi eventi esistenziali, gravi situazioni cliniche con esperienza diretta o indiretta);
  • variabili relative alla vittima;
  • risposta soggettiva all’evento stressante (sintomi intrusivi, di evitamento e di eccitazione; disturbi da stress, dissociativi o altri generi di disturbi);
  • supporto e risorse sociali.

Fattori di vulnerabilità e di rischio al disturbo da stress post-traumatico

  1. Pre-trauma: l’indigenza, il livello di violenza, la trascuratezza, la presenza di disturbi mentali nelle figure di accudimento, una storia familiare di comportamento antisociale, la precoce separazione dai genitori, predisposizione biologica all’ansia.
  2. Peri-trauma: la gravità e la durata del trauma, la prossimità dell’individuo all’evento traumatico, la prevedibilità e la controllabilità dell’evento stressante.
  3. Post-trauma: sostegno sociale e abilità di gestione dello stress.

Esordio del disturbo da stress post-traumatico

È necessario valutare come traumatici non solo gli eventi che implicano una minaccia alla vita o all’integrità fisica, ma anche quelli percepiti dall’individuo come tali per particolari caratteristiche, come la valenza negativa, l’imprevedibilità, la non controllabilità.

Queste caratteristiche insieme a diversi fattori di vulnerabilità e di rischio si associano all’esordio, allo sviluppo, al mantenimento e alla gravità del disturbo, ed è importante conoscerli per realizzare interventi efficaci nel singolo individuo. È necessario focalizzarsi sulle differenze individuali che costituiscono possibili fattori di rischio o fattori protettivi.

Reazioni al trauma

  • Sintomi intrusivi: ricordi ripetuti e disturbanti del trauma; sogni e incubi ricorrenti, insonnia; flashback; angoscia di fronte a richiami dell’evento traumatico.
  • Sintomi di evitamento: pensieri, conversazioni, attività, luoghi, persone, situazioni associati al trauma; sintomi di attenuazione della reattività generale.
  • Sintomi di eccitazione: difficoltà ad addormentarsi e insonnia; irritabilità o scoppi d’ira; difficoltà di concentrazione e di memoria; stato di allerta e preoccupazione eccessivi per la propria sicurezza e quella altrui; risposte di eccessivo allarme; reazioni fisiche in risposta a situazioni che ricordano il trauma (irrequietezza).

Altre reazioni al trauma:

  • reazioni connesse alla perdita di una persona;
  • disturbi dissociativi;
  • dolore cronico;
  • difficoltà sessuali;
  • depressione;
  • sensi di colpa, vergogna, e autobiasimo;
  • disturbi somatoformi e patologie mediche (indebolimento del sistema immunitario);
  • abuso di sostanze;
  • disturbi di personalità
  • ansia, diffidenza, alessitimia;
  • disturbi alimentari

Diagnosi differenziale del disturbo da stress post-traumatico

Disturbo da Stress Acuto (ASD)

  • Il disturbo si manifesta entro 4 settimane dall’evento al quale risulta connesso;
  • dura da un minimo di 2 giorni ad un massimo di 4 settimane;
  • il ASD presenta più sintomi dissociativi rispetto al PTSD;
  • se la durata dei sintomi supera le 4 settimane si considera la diagnosi di PTSD;
  • è possibile lo sviluppo di PTSD in assenza dei preesistenti sintomi dissociativi peritraumatici previsti dall’ASD;
  • la presenza dei sintomi appena elencati, anche in misura elevata non conduce necessariamente ad un PTSD;
  • i sintomi dell’ASD più altamente correlati con il successivo sviluppo di PTSD sembrano essere l’ottundimento emotivo, l’agitazione motoria, la depersonalizzazione e la sensazione di rivivere l’esperienza traumatica.

Disturbo psicotico breve

  • Tale disturbo prevede che i sintomi psicotici si sviluppano poco dopo o apparentemente in risposta a
    uno o più eventi che provocherebbero, singolarmente o insieme, significativi segni di sofferenza nella maggior parte delle persone in simili circostanze e culture;
  • sono presenti deliri, allucinazioni, eloquio disorganizzato;
  • la durata è di almeno 1 giorno ma meno di 1 mese con successivo pieno ritorno al livello di funzionamento premorboso.

Disturbi dell’Adattamento

  • la caratteristica dei disturbi dell’adattamento è lo sviluppo di sintomi solitamente transitori, emotivi o
    comportamentali, successivi all’esposizione ad uno o più eventi stressanti, anche traumatici
    chiaramente identificabili;
  • i sintomi devono svilupparsi entro 3 mesi dall’esposizione all’evento/i stressante/i;
    devono risolversi entro 6 mesi dalla cessazione del fattore stressante o delle sue conseguenze;
  • i sintomi possono persistere per un periodo prolungato (più di 6 mesi) se si manifestano in risposta di un fattore
  • stressante cronico (condizione medica generale cronica, assistere un familiare malato);
  • non è corretta la diagnosi di Disturbo dell’Adattamento quando i sintomi corrispondono alla condizione di lutto;
  • se di fronte ad un evento traumatico non si sviluppa una completa sintomatologia di un PTSD si valuta
    la diagnosi di Disturbo dell’Adattamento;
  • se una sintomatologia identica a quella di un PTSD si sviluppa in seguito all’esposizione ad eventi non
    traumatici si fa diagnosi di Disturbo dell’Adattamento.

Teoria cognitiva del disturbo da stress post-traumatico

Gli individui vivono le esperienze traumatiche portando con sé un insieme di concetti e di modelli precostituiti del mondo, degli altri, di sé, del futuro.

Un’esperienza traumatica può svelare che quegli assunti di base riguardo se stessi, il mondo, il futuro che normalmente forniscono struttura e significato alla vita della persona facendo da sfondo ad aspettative, comportamenti e giudizi (es., identità, visione del mondo, sicurezza, stima, potere, indipendenza, etc.), sono sbagliati, insufficienti o inadeguati.
Gli assunti patogeni (es., vulnerabilità, sfiducia, senso di impotenza) possono, in seguito, sostituirsi ai precedenti assunti e generalizzarsi a molte aree di vita.

A differenza di una informazione non significativa, che il sistema cognitivo può facilmente ignorare, o rispetto ad una informazione compatibile, che il sistema può facilmente assimilare, quella correlata al trauma, altamente significativa ma incompatibile, non può essere ignorata deve essere integrata. Questo favorisce lo sviluppo dei sintomi di intrusività, evitamento e iperarousal del PTSD.

Dopo un evento traumatico il sistema cognitivo cerca di elaborare le informazioni ad esso associate e non ancora integrate e continua a valutarle incompatibili e minacciose per il modello schematico del sé e del mondo. Questa continua valutazione nella memoria fa sì che la persona sperimenti una costante attivazione e riattivazione del “modulo paura”. Le persone traumatizzate sperimentano una sensazione continua di essere in pericolo, le valutazioni delle informazioni legate al trauma irrompono nella coscienza in modi diversi, dal pensiero intrusivo agli incubi. L’individuo mette in atto meccanismi difensivi, tra cui l’evitamento di stimoli che ricordano il trauma.

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